di Ferrante Gorian, da “FIORI” maggio 1962
Nel giugno 1974 viene pubblicato nella rivista tedesca “Garten und Landschaft” un articolo sulla manutenzione degli alberi e relativa chirurgia. Ferrante Gorian traduce l’articolo, ma non completamente.
A seguire la traduzione:
“MANUTENZIONE DEGLI ALBERI E RELATIVA CHIRURGIA” di KARL PESSLER
Titolo originale “Baumpflege – Baumchirurgie”
Da “Garten und Landschaft” giugno 1974. Traduzione dal tedesco di Ferrante Gorian
Manutenzione e chirurgia degli alberi sono purtroppo ancora i grandi assenti nel vasto repertorio di cura del nostro patrimonio verde che, specialmente nelle nostre città, non può essere sostituito a capriccio e illimitatamente.
E’ pur vero che si è sì cominciato a riconoscere il grande significato proprio degli alberi più vetusti, per l’ambiente cittadino e che nel frattempo si sono rafforzati i sistemi per rilevare il puro costo materiale delle specie arboree. Ma non ci si è ancora imposti sufficientemente per mantenere con le dovute cure questi valori in una conveniente relazione ed arrivare ad una maggiore longevità (degli alberi).
Nel futuro sarà importante non solo provvedere in maniera specializzata alla conservazione di alcuni alberi, per es. quelli considerati monumenti naturali, ma si dovrà includere tutto il valore degli alberi vetusti e curarli in modo che venga assicurata la stabilità – e perciò la sicurezza per il traffico – possibilmente a tutti gli alberi.
Terapia e chirurgia degli alberi non costituiscono ormai alcun segreto, ma unicamente nient’altro che la prosecuzione sviluppata della già nota “manutenzione degli alberi”, come è stata applicata sistematicamente nell’antichità (si pensi solo per un momento agli antichi olivi e olivagni dell’area del Mediterraneo). Però i metodi di lavoro, le attrezzature ed i mezzi cicatrizzanti hanno visto da allora grandi evoluzioni.
TRATTAMENTO DEI DANNI ALLE RADICI
Nei lavori sui cantieri di costruzione vengono spesso “toccati ” alberi provocando danni alle loro radici, danni che sono di grande portata: infatti l’albero vede compromessa la sua stabilità e perde i suoi trasportatori di alimenti. Le radici danneggiate cominciano inoltre ad alterarsi ed a marcire talmente che la stabilità e le funzioni vitali vengono ulteriormente ridotte.
Come provvedimento si liberano le estremità delle radici (lesionate) scavando a mano e scalzando.
Se i danni sono stati provocati da lavori a mano, è sufficiente di norma liberare la radice per un 15 cm all’interno della zolla. Se il danno è stato provocato dalle scavatrici allora bisogna mettere a nudo la radice per un tratto di almeno 40-50 cm perché essa è stata certamente schiacciata nel punto di maggior pressione sulla terra. Le estremità così messe a nudo vanno recise fino ad incontrare la corteccia radicale completamente integra adoperando per lo scopo soltanto arnesi affilatissimi (sega o coltello). Gli arnesi che ammaccano (forbici) sono da prescrivere.
Le superfici oggetto di taglio, a seconda della grandezza (fino ad un diametro di 3 cm) vengono trattate con un mezzo attivante la crescita o con un cicatrizzante vegetale. Per il riempimento delle buche si deve fare attenzione a non usare macchine. Nell’ambito delle radici trattate dovrebbe essere apportato soltanto ottimo terriccio.
In caso di perdita notevole di radici deve aver luogo una congrua potatura dell’albero per adeguare la diminuita attività del complesso radicale alla superficie di assimilazione del fogliame.
TRATTAMENTO DEI DANNI ALLA CORTECCIA E DELLE SUPERFICI FERITE
Chi osserva in modo speciale gli alberi delle strade vedrà che i tessuti e le cortecce vengono danneggiate sempre più di frequente. Indipendentemente dalla loro dimensione, questi danni non rappresentano da principio alcun pericolo per la stabilità, ma possono, se trascurati, diventare pericolosi focolai d’infezione fungina e di marcescenze. In questo caso l’area ferita o danneggiata deve essere ampliata in tal maniera che i bordi arrivino opportunamente ai tessuti cribrosi. Affinché non rimangano delle cellule lacerate, i bordi della ferita devono essere recisi subito con un coltello affilato e poi tagliati ancora e immediatamente spalmati con una sostanza per otturare ferite.
In caso di ferite più importanti si deve operare per sezioni. L’alburno danneggiato va tolto ed il restante levigato. Di norma il materiale otturante può essere applicato subito. Ma se la ferita è di più antica data si raccomanda di impregnare l’alburno (con disinfettante) prima di chiudere la ferita. Questa chiusura deve essere effettuata non prima della tarda estate.
TRATTAMENTO DELLE ZONE NECROTICHE E DELLE PUTREFAZIONI
Queste ferite hanno diverse origini: dal taglio dei rami marci al diradamento della ramaglia. Come regola, alla base di tutto c’è l’incompetenza nel trattamento delle ferite e dato che queste appaiono innocue, non vengono considerate con la necessaria attenzione. Ma esse sono sempre più importanti e più profonde che in apparenza.
I fori o buchi di marcescenza in generale non devono essere aperti ma incavati con lo scalpello, finché dopo l’asportazione di tutto il legno marcio o attaccato dai funghi non si scopre una base completamente sana. L’alburno trattato previamente dev’essere imbevuto con un disinfettante anticrittogamico e subito rivestito con sostanza resistente alle intemperie.
Una piombatura del foro dovrebbe essere assolutamente evitata perché essa sarebbe sicuramente punto di partenza per un rinnovato attacco di funghi. Invece bisogna provvedere per un continuo drenaggio dell’acqua, da ottenere con la trapanazione e successivo incastro di una cannuccia. Successivamente la cavità potrebbe essere riempita, senza dannose conseguenze, con ghiaino di fiume lavato, pezzatura 90 mm.
Devono essere messi a nudo i focolai di marciume più profondi. Dopo che tutto il legno marcio o attaccato dai funghi è stato tolto a colpi di scalpello o con altro arnese e dopo che l’alburno è stato trattato con un anticrittogamico e spalmato con materiale resistente alle intemperie, si raccomanda anche di incorporare delle sbarre filettate nelle ferite più importanti per il rafforzamento e per chiudere di nuovo il circuito interrotto della forza anulare del legno. Soltanto con queste sbarre si può raggiungere una certa stabilità ed evitare una fenditura. Di norma queste chiavarde vanno incastrate trasversalmente al buco della ferita. L’inserimento va sempre regolato secondo il tipo e la gravitò della lesione.
Con questi trattamenti viene fatto un ponte per la chirurgia degli alberi; qui scorrono i limiti.
TAGLIO E CURA DELLA CHIOMA
Questi lavori sono le misure più vistose del curatore di alberi, ma è qui che vengono commessi gli errori ed i peccati più grandi. In tutto il Paese ci sono alberi compromessi da potature sbagliate. Finora la potatura degli alberi costituiva l’alfa e l’omega sebbene non esistessero validi motivi per giustificarla; infatti con la potatura si eliminavano sì alcune deficienze ma non le relative cause. La potatura utilizzata finora è stata uguale per lo più a: amputazione o a capitozzatura. Vale a dire gli alberi attaccati venivano spogliati delle loro caratteristiche e della loro funzione.
Tali potature non hanno raggiunto lo scopo a cui miravano, ma hanno collocato la prima pietra per il collasso prematuro dell’albero.
Gli assalti sono a volte così forsennati che le lesioni provocate non possono più guarire. Le superfici di taglio marciscono. I monconi dei rami si seccano per scarsa alimentazione ed anche l’apparato radicale riceve danni perché non gli viene più messo a disposizione sufficiente materia d’assimilazione.
Altro danno è che la nuova vegetazione viene su a scopa e più tardi forma degli spuntoni incontrollati.
In breve tempo la chioma raggiunge il volume come prima del taglio: si può però purtroppo notare che i germogli o succhioni sono soggetti fortemente a schiantarsi perché la loro base è sempre più debole.
È perciò concesso potare soltanto nei seguenti casi:
Fondamentalmente si dovrebbe potare in modo che il relativo albero non debba subire danni. Si debbono eliminare tutti i rami già morti, attaccati da muffe e quelli in soprannumero. La chioma va schiarita e diradata, ma deve rimanere compatta affinché non si creino corridoi di vento.
Se si raccorcia la chioma e si potano i rami si deve badare che nessun moncone rimanga senza cura. Bisogna eseguire Il taglio in modo tale che la sua superficie stia sulla corrente della linfa cioè che sia alimentato dal richiamo di un ramo più alto o più avanzato. Potrà così cicatrizzarsi meglio.
Tutti i tagli più grossi di 3 cm di diametro devono essere spalmati subito con una sostanza cicatrizzante. Nei tagli molto grossi, specialmente dove vengono impiegate seghe a motore, la corteccia va curata col falcetto.
………………..
In questo articolo sono elencati i testi collocati nello studio di Ferrante Gorian.
Oltre a suddetti volumi fanno parte dell’archivio anche trenta annate della rivista tedesca “Garten und Landschaft”.
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AA.VV. | Landscape and human life | Djambatan | 1966 |
AA.VV. | Gärten in Basel | 1980 | |
AA.VV. | Baudetails in Gärten und Anlagen | Callwey | 1966 |
AA.VV. | Trädgårds konst | Bokförlaget natur och kultur | 1948 |
AAVV. | Schulen im Grün | Callwey | 1956 |
Agostoni F., Marinoni C.M. | Manuale di progettazione di spazi verdi | Zanichelli | 1987 |
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Ass. senza fine di lucro | Espaces verts et art des jardins | Gand | 1960 |
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Borsetta F. | Segreti delle Erbe | presso l’Autore | 1953 |
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Squire D. | Blu e porpora | Oscar Illustrati Mondadori | 1988 |
Squire D. | Il giardino profumato | Oscar Illustrati Mondadori | 1988 |
Squire D. | Oro e giallo | Oscar Illustrati Mondadori | 1988 |
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AA.VV. | Architecture des jardines – Programme | Institut Athenaeum Lausanne | 1956 |
Anno 1995
Relazione Tecnica
I grandi alberi, inseriti nel progetto dall’ arch. Gorian, purtroppo non esistono più. Alcuni sono caduti perché morti; altri sono stati abbattuti perché pericolosi, su ordine del Genio Civile, poco tempo fa. Tutti gli ulivi sono stati piantati in epoca successiva alla realizzazione del giardino avvenuta nel 1996.
L’ing. Francesco Clerici, di Milano, nel 1956 invita Ferrante Gorian, ad inviargli materiale sui giardini, da pubblicare in un libro che intendeva scrivere e che sarebbe stato il primo del genere in Italia.
Desmond Muirhead, titolare di uno studio di architettura del paesaggio di Vancouver (Canadà) chiede a Ferrante Gorian materiale su giardini dell’Uruguay da pubblicare in un libro. Purtroppo il materiale inviato da Gorian arriva in Canada in ritardo e non potrà venire pubblicato.
Nella rivista “Landscape” della IFLA del marzo 1958, viene presentato l’architetto paesaggista canadese Desmond Muirhead, persona che aveva già contattato nel 1957 Ferrante Gorian., a quell’epoca residente in Uruguay.
Carteggio intercorso tra Ferrante Gorian e Ian L. Mc Harg, chairman di landscape architecture alla University of Pennsylvania, Filadelfia. Ian L. Mc Harg fu autore di un fondamentale testo per l’architettura del paesaggio moderno: “Design with nature”.
Nella rivista “LANDSCAPE” del marzo 1958, a cui Ferrante Gorian era abbonato, viene pubblicato un articolo di Ian Mc. Harg, architetto con cui Gorian era in contatto.
Nella raccolta della rivista “Landscape Architecture” custodita nell’archivio Gorian, è pubblicato nel gennaio 1967 un articolo di Ian Mc Harg.
Sempre in “Landscape Architecture” dell’aprile 1967 altro interessantissimo articolo di Ian Mc Harg.