La caratteristica di un’opera giardinistica è che in essa si evidenzi fortemente l’obbiettivo “natura”. Della peculiarità personale artistica si accorge frequentemente solo l’occhio acuto di un esperto. Per la verità anche il giardinista come forza creativa puramente personale passa in seconda linea dietro la sua opera.
Il giardino non è un campo per opere individuali di evidenza sfacciata. Esso è ancora così pressantemente Natura che ben a pochi osservatori frulla per il capo di chiedere “ma l’autore chi è” come succede invece nella contemplazione di un dipinto.
Fra tutte le attività artistiche spetta perciò il primato, a questo riguardo, all’arte del giardino. Con esso e per la prima volta, l’uomo per così dire si trova di fronte, con salda volontà di creare, alla natura nella sua globalità. E’ comprensibile che ciò, visto storicamente, presupponga un certo grado di sviluppo culturale.
Col legno, con l’argilla, con la pietra, si sono già occupati i popoli primitivi. L’uomo ha tentato di forgiare, con la sua forza di volontà, un pezzo di natura solo quando, acquistata la stabilità di dimora, potè gettare uno sguardo panoramico più libero e la sua cultura divenire più salda
Così la struttura del giardino è struttura naturale nel senso più naturale e appropriato (dei termini).
Il tessuto per creare, la materia che viene plasmata dall’ingegno non è una parte della natura come la pietra ed il legno per gli architetti e gli scultori, come il colore per il pittore, il suono per il musicista. La “stoffa” per il giardinista è Natura formativa in senso immediato.
La pianta nelle sue diversissime manifestazioni, vedi albero, arbusto, erbe mono e dicotiledoni, la terra come substrato per la vegetazione o come elemento della struttura ambientale, la pietra come materiale per muri e giardini, l’acqua in forma tranquilla o mobile, ma anche l’aria elemento che ci dà ampiezza, profondità e prospettiva, sono tutti soggetti determinanti in mano al giardinista.
Condizionato da questa molteplicità neanche il lavoro strutturale è semplice, ma poliedrico. La linea, la superficie e lo spazio danno preoccupazioni tanto forti come il colore e la ritmica.
C’è fra l’architetto e il giardinista un certo feeling spaziale che naturalmente è di altra specie che non quello architettonico legato a forme più severe. La creatura-giardino ha con la pittura in comune un sottile senso per l’armonia. Ma il movimento che la vera arte del giardino deve saper creare…………..