Lettera al Gazzettino: “Quali alberi vanno salvati”

Tratto da “Il Gazzettino”, sabato 17 febbraio 1968

Caro cronista,
la sezione di “Italia Nostra” di Feltre, condividendo pienamente il pensiero del Prof. Ferrante Gorian della International Federation of Landscape Architects di Londra, uno dei rari professionisti operanti in Italia nel settore dell’architettura del giardino, illustre socio e prezioso consulente della Sezione, desidera, tramite il giornale, rendere nota la seguente relazione dello stesso Prof. Gorian riguardante la nuova sistemazione  della strada statale numero 348 “Feltrina” nel tratto Treviso – Montebelluna.
“E’ necessario innanzitutto sfatare – afferma il professionista – il luogo comune secondo cui, sempre e dovunque (come si è visto scrivere e sentito dibattere) l’alberatura stradale è paesaggio e fa “una meravigliosa cornice di verde tanto apprezzata anche da turisti stranieri”.
Questo non sempre è vero e la dimostrazione si ha percorrendo appunto una strada (peggio ancora se stretta) fiancheggiata da grossi alberi – da noi generalmente platani – e cercando di vedere la campagna: in prospettiva i tronchi si sovrappongono formando una grossa muraglia la quale impedisce di fare entrare nel campo visivo tutto il paesaggio.
“Sulla statale 13 Pontebbana (Strada Terraglio) la percezione dell’esistenza dei magnifici parchi delle nostre ville venete è sfuggita e sfugge ancora a molti automobilisti ignari perché i tronchi dei platani coprono il vero paesaggio in corrispondenza delle ville. Nei rari tratti dove l’alberatura stradale è stata tolta (magari per caso!)vi si può apprezzare una vegetazione rigogliosa che prorompe multiforme sul Terraglio e che sarebbe una piccola dimostrazione di quanta bellezza rimane nascosta alla vista, non sfruttata ai fini del paesaggio.
“Quindi direi: abbattimento dosato e non indiscriminato. Infatti una norma fondamentale dell’architettura del paesaggio è quella he recita: in corrispondenza di boschi ed in prossimità di certi paesaggi tipici, le piantagioni stradali potranno non avere luogo, senza che per questo l’estetica ne soffra.
“Un’altra famosa norma, naturalmente qui da noi non applicata ma nemmeno conosciuta è che le piantagioni, dovendosene fare, saranno stabilite in senso trasversale alla strada in maniera da costituire per l’automobilista una serie di quinte trasversali intervallate.
“Tornando alla “Feltrina”, il problema andava risolto in altra forma. Attualmente è stato dato ordine di segare i platani e nella foga e per inerzia è stata abbattuta anche tutta la vegetazione spontanea al di là dei canali parallelamente all’alberatura stradale: robinie, olmi, pioppi, susini, ciliegi selvatici, biancospino, noci, carpini, aceri campestri, tutto un mondo di materiale pittoresco, validissimo, insostituibile, cresciuto naturalmente e spontaneamente, che costituiva, esso sì, la prima piattaforma per una strada paesaggistica di primo piano per un panorama verso il Montello e le Prealpi. Poteva essere un panorama dolce e umano. Adesso tutto è stato schiantato e smantellato con una brutalità ed insipienza di cui potranno compiacersi soltanto individui aridi senza speranza di guarigione. Tali macchie di alberi e arbusti spontanei (più che i platani)andavano conservati religiosamente perché nella loro varietà era il segno della nostra campagna e del nostro paesaggio tipico. La natura aveva suggerito e creato molto di più e molto meglio di quanto l’uomo può fare stupidamente con le anacronistiche alberature, cercando di sovrapporvisi.
“Sulla statale 315 Noalese: chi è che non prova un senso di liberazione, dopo Zero Branco, allorchè si entra in provincia di Venezia ? E’ finito l’incubo degli ossessionanti tronchi, fino a Pianiga la verzura delle naturali siepi che fiancheggiano ariose la statale, intelligentemente abbandonate a se stesse, sta formando un interessante variopinto tunnel.
Nella 345 Castellana, la vegetazione arborea ed arbustiva spontanea  fiancheggiante l’asfalto per molti tratti è estremamente più varia ed interessante dei noci che la velano. Chi l’ha vista? Chi l’ha osservata? Gli ingegneri stradali nostrani dovrebbero ben aver sentito dire che oltre ai problemi tecnici propri dei materiali inerti ci sono i problemi estetici proposti dalla bio-ingegneria.
Ma la maggioranza di essi (almeno secondo i risultati fin qui visti) non sembra che abbia nemmeno un’infarinatura, sulla problematica del paesaggio. Quindi tutto va nel migliore dei modi.
Devo dire con amarezza che in questo campo stiamo peggio dei Paesi che chiamiamo con italiana sufficienza sottosviluppati, ma che in fatto di difesa e creazione del paesaggio hanno da insegnarci ancora tanto”.

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